Lezioni di Giapponese

34) La particella の no – possesso, appartenenza

2020年 9月 22日

こんにちは!

Dopo la particella ni usata per il complemento di tempo determinato, oggi vediamo come usare la particella no per esprimere possesso o apparteneza.

In italiano per dire che qualcosa è di qualcuno si usa la preposizione “di” oltre che agli aggettivi e ai pronomi possessivi.

Ad esempio:
1) Il libro di Mario
2) Il mio libro
3) Quel libro è mio.

Per chi non se lo ricorda, la differenza tra aggettivi e pronomi è che gli aggettivi vengono usati associandoli al sostantivo a cui si riferiscono (esempio 2) mentre i pronomi stanno da soli (esempio 3).

In giapponese tutti questi casi si traducono usando un’unica particella: la particella の no.

Per dire mio, tuo, suo ecc, basta associare la particella の no al pronome personale corrispondente:

私 の = watashi no = MIO
あなた の = anata no = TUO
かれ の = kare no = SUO (di lui)
かのじょ の = kanojo no = SUO (di lei)
わたしたちの = watashitachi no = NOSTRO
あなたたちの = anatatachi no = VOSTRO
かれらの = karera no = LORO (di un gruppo maschile o misto)
かのじょたちの = kanojotachi no = LORO (di un grupp femminile)

Ricordo che in giapponese non esiste femminile e maschile, né singolare e plurale, quindi quando dico “watashi no” può significare non solo “mio”, ma anche “mia”, “miei”, “mie”. Lo stesso ovviamente per tutti gli altri pronomi.

Se però invece di dire “è suo” volessi dire “è di Tanaka” allora basta abbinare la particella の no al nome, ad esempio:

田中さん の 本
Tanaka-san no hon
Il libro di Tanaka

Di chi è? だれ の ですか。

E per chiedere di chi? Niente di più facile.
Chi si dice だれ dare: per chiedere “chi è?” basta dire:

だれ です か。
dare desu ka.
Chi è?

Per trasformare la domanda in “di chi?” basta aggiungere la particella の no a だれ dare.
La domanda quindi diventa:

だれ の です か。
Dare no desu ka.
Di chi è?

Attenzione

Ci sono però delle particolarità da tenere in considerazione: alcune espressioni che in italiano si dicono con una sola parola, in giapponese si traducono in più parole utilizzando la particella の no.

Prendiamo il caso di “uomo”, “donna”, “bambino”, “bambina”.
In giapponese maschio e femmina si dicono rispettivamente おとこ otoko e おんな onna. I kanji (che potrete trovare ad esempio per indicare i bagni maschili o femminili) sono:

Per dire uomo si dice 男の人 otokonohito, ovvero letteralmente la persona del maschio o meglio persona maschile. È un po’ strano, lo so, ma portate pazienza.

Donna allo stesso modo si dice 女の人 onnanohito, ovvero persona femminile. Il kanji di “persona” lo abbiamo già visto ed è 人. Come avete capito, in questo caso si pronuncia HITO.

Seguendo lo stesso ragionamento per “bambino” e bambina”, queste parole si traducono come 男の子 otokonoko e 女の子 onnanoko.

Il kanji di bambino è

e si pronuncia come “KO”.
Probabilmente avrete già incontrato la parola 子供 kodomo che significa bambini.

Tornando a noi, questo utilizzo un po’ strano della particella の no lo vedremo anche nella prossima lezione, parlando di come esprimere dove si trova qualcosa.

Per oggi abbiamo finito, alla prossima!

バイバイ!

2 thoughts on “34) La particella の no – possesso, appartenenza

  1. すみませんろべるた先生今晩は
    un’altra mia “pippa” mentale (per inciso ti chiedo di dirmelo esplicitamente se “rompo” troppo, non mi offenderò di certo) ma la domanda sarà seria!
    ho come spesso faccio “elucubrato” questo ragionamento:
    Cinesi e Giapponesi in modo “dispreggiativo” e molto offensivo vengono chiamati Musi gialli (gli indiani d’America Musi rossi tanto per capirci….) allora, avendo scoperto (spero non sia una stupidaggine) che bambino si dice anche 赤ちゃん e notoriamente i bimbi hanno la cute rosea (non rossa altrimenti sarebbero intossicati dal monossido di carbonio) finalmente arrivo alla domanda: tu ti sei chiesta、 ho sai、 o hai scoperto、 l’etimologia di questo termine? Anticipatamente ありがとうございます per quello che potrai dirmi. またね!

    1. Attenzione che 赤ちゃん non è bambino ma neonato. Appena nato, e intendo tipo nella prima ora dopo il parto, il neonato non è proprio rosato, ma è un rosa un po’ più scuro, quasi rossiccio. Suppongo quindi che sia per questo che dentro akachan c’è il kanji di rosso.

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