167) Il keigo oltre ai verbi
2024年02月27日
みなさんお早う!
Oggi chiudiamo il grande argomento del keigo e vediamo come si modificano aggettivi e sostantivi per essere più rispettosi o in un contesto più formale.
Prima di vedere il keigo che non riguarda i verbi però, facciamo una piccola parentesi sui verbi gozaru e degozaru.
Gozaru e degozaru
Nelle lezioni precedenti non ho parlato nè del verbo essere (da/desu), nè di esistere (aru). Questo perché sono due casi particolari: entrambi hanno una loro versione più formale che viene spesso chiamata “neutrale”, in quanto fa sia da verbo onorifico che da verbo umile, per cui li posso usare sia per parlare di me o del mio uchi che degli altri, quindi del soto.
La versione più rispettosa di です desu è でござる degozaru, mentre quella di 有る aru è ござる gozaru. Vediamo un esempio:
Teneigo
私は会社員です。
Watashi wa kaishain desu.
Sono un impiegato.
Versione più rispettosa (in questo caso corrisponde al kenjougo perché il soggetto è watashi)
私は会社員でございます。
Watashi wa kaishain degozaimasu.
Sono un impiegato.
Notate che la coniugazione di degozaru è irregolare come per i verbi onorifici visti nella lezione 163, quindi invece che degozarimasu abbiamo degozaimasu. Lo stesso vale per gozaru che coniugato è gozaimasu.
ござる si può usare sia con oggetti inanimati che con persone/animali.
Gozaru e degozaru si usano sempre coniugati in forma cortese (gozaimasu e degozaimasu). Mi raccomando, a meno che non vogliate parlare come un samurai di secoli e secoli fa, non usate mai la forma piana.
Vi faccio natare che il gozaimasu che deriva da gozaru è lo stesso delle espressioni:
- ありがとうございます Arigatou gozaimasu – grazie
- おめでとうございます Omedetou gozaimasu – congratulazioni
- お早うございます Ohayou gozaimasu – buongiorno
Arigatou gozaimasu deriva da ありがたいございます arigatai gozaimasu dove arigatai è il termine antiquato per dire”grato”. Potrebbe capitarvi di sentire una persona anziana che usa ancora arigatai al posto di arigatou. Letteralmente arigatou gozaimasu è “esiste la gratitudine”, che diventa in linguaggio moderno “ti sono grato” o meglio “grazie”.
Allo stesso modo おめでとう omedetou deriva da おめでたい omedetai, cioè felicità o occasione felice (non a caso congratulazioni in italiano è sinonimo di felicitazioni).
お早う Ohayou invece deriva da 早い hayai, aggettivo che vuol dire presto (o anche veloce). La O davanti è un suffisso che vedremo fra poco e serve a dare un tono più rispettoso. Letteralmente ohayou gozaimasu sarebbe “è presto”, ma ormai è un significato obsoleto e oggigiorno si usa per dire semplicemente buongiorno.
Oltre ai verbi
Finora abbiamo visto come i verbi cambiano a seconda della formalità e del contesto (uchi vs. soto). Anche il resto delle parole può cambiare: a volte è questione di grammatica, altre di conoscenza di vocaboli più raffinati. Vediamo i vari casi.
Suffissi onorifici
Argomento già visto ma che è utile riprendere è quello dei suffissi onorifici, cioè quello che va dopo un nome quando parlate o vi rivolgete a qualcuno.
Nel contesto che stiamo vedendo, cioè all’interno del keigo, i suffissi più rispettosi sono -さん (san) e -様 (sama), dove il -san è un rispetto generico mentre il -sama pone la persona al di sopra del vostro livello, un po’ come fanno rispettivamente il teneigo e il sonkeigo.
Aggettivi e sostantivi – il bikago
Per rendere più rispettosi gli aggettivi, prima di questi si mette il prefisso お o ご (lo stesso della lezione 162 e che a volte si trova scritto col kanji 御)
Ad esempio l’aggettivo 優しい yasashii (gentile) diventa お優しい o-yasashii. Oppure 若い wakai, giovane, diventa お若い o-wakai.
Attenzione che いい fa sempre eccezione: ricordatevi che la versione arcaica da cui deriva いい è よい yoi, quindi la sua coniugazione prende questa radice. Quindi ii diventa o-yoii, giusto? No, perché fa ulteriormente eccezione e diventa o-yoroshii (troppo facile sennò).
Ad esempio
Teneigo
質問を聞いてもいいですか。
Shitsumon wo kiite mo ii desu ka?
Posso farti una domanda?
Keigo
質問を伺ってもよろしいでしょうか。
Shitsumon wo ukagatte mo yoroshii deshou ka?
Potrei farle una domanda?
Nota: 伺う ukagau è la versione umile di 聞く kiku (ascoltare, ma anche chiedere, domandare). Per chiedere il permesso kiku e ukagau vanno coniugati in forma in TE come da lezione 78. Il deshou al posto di desu aumenta l’incertezza, quindi anche la cortesia (ricordatevi sempre che meno diretto è più cortese).
Lo stesso discorso, cioè l’aggiungere お o ご, vale anche per i sostantivi. Questo abbellire aggettivi e sostantivi prende il nome di 美化語 bikago, che letteralmente vuol dire “belle parole”.
A volte ci sono sostantivi che posso essere usati sia in versione normale, che abbelliti dal prefisso お o ご (御), come ad esempio
箸 hashi = bacchette -> お箸 ohashi
家族 kazoku = famiglia -> ご家族 gokazoku
水 mizu = acqua -> お水 omizu
Ci sono poi parole che ormai vengono dette e scritte quasi sempre solo in versione abbellita, ad esempio
お金 okane = denaro
お茶 ocha = tè
A tutto questo si abbina anche la scelta delle parole nel resto della frase, cioè l’uso di vocaboli più raffinati.
Se ci pensate anche in italiano se siete a una cena e dovete andare in bagno, in base a come chiamate il bagno il livello di educazione cambia. Si va dalla signora col collare di perle “vado un attimo alla toilette/vado a incipriarmi il naso”, al tipo educato ma casual “vado in bagno”, al ragazzino teppistello e un po’ sboccato “vado al cesso”.
Anche in giapponese ci sono più vocaboli per indicare la stessa cosa. Se continuiamo l’esempio del bagno abbiamo, in ordine dal più al meno educato:
- お化粧室 okeshoushitsu = stanza del trucco
- お⼿洗い otearai = dove ci si lava le mani
- トイレ toire = toilette
- 便所 benjou = bagno (di solito usato dai bambini)
Oltre a questi ci sono molti altri termini per dire bagno, ma nella maggior parte sono abbastanza antiquati.
Altro esempio è 方 kata, parola usata per dire persona, ma versione più formale e rispettosa rispetto a 人 hito.
Per finire con un ultimo esempio, se volete chiedere scusa ci sono varie possibilità: le più comuni dalla più alla meno formale sono:
- 申し訳ございません moushiwake gozaimasen
(申し moushi da 申すmousu, forma umile di 言う iu) - 申し訳ありません moushiwake arimasen
- すみません sumimasen
- 御免なさい o ごめんなさい gomennasai
- 御免 o ごめん gomen
またね!