Lezioni di Giapponese

165) Il kenjougo

2024年02月13日

おはようみなさん!

Oggi vediamo un’altra bella fetta del grande argomento del keigo. Nelle puntate precedenti abbiamo visto che il keigo si compone di:

  • il teineigo 丁寧語 o linguaggio cortese
  • il sonkeigo 尊敬語 o linguaggio onorifico
  • il kenjougo 謙譲語 o linguaggio umile

Il teneigo non è altro che la forma cortese dei verbi mentre il sonkeigo si usa per parlare delle azioni di un mio superiore. Oggi affrontiamo il kenjougo, il linguaggio umile che si usa per parlare delle proprie azioni.

Kenjougo

Per il kenjougo abbiamo due casistiche:

  • i verbi umili
  • o/go + radice + suru

I verbi umili

Alcuni verbi hanno la propria versione umile. Vediamone alcuni:

Notate qualcosa di familiare?

La versione umile di 貰う morau è itadaku. Se vi ricordate, un’espressione usata tantissimo in giapponese è いただきます itadakimasu: si dice prima di mangiare per ringraziare del pasto. Ora sappiamo che letteralmente vuol dire “ricevo umilmente”.

Facciamo un esempio passando dal teneigo al kenjougo:

Teneigo
父はうちにいません。
Chichi wa uchi ni imasen
Mio padre non è a casa.

Kenjougo
父はうちにおりません
Chichi wa uchi ni orimasen.
Mio padre non è a casa.

Vi faccio notare una cosa: nell’esempio ho usato il kenjougo per un’azione (essere a casa) non mia ma di mio padre. Non avevamo detto che il kenjougo si usa solo per le mie azioni? Sì, ma in realtà il kenjougo si applica non solo a me ma alla mia “cerchia”. Vi spiegherò nel dettaglio questo concetto in una delle prossime lezioni.

O/go + radice + suru

Costruzione simile a quella vista nel sonkeigo, per il kenjougo si abbina uno dei due prefissi onorifici お e ご alla radice del verbo (radice + I per i godan) e poi lo si accosta al verbo suru. Ad esempio

話す -> お話しする
hanasu -> o hanashi suru

Poi suru va ovviamente coniugato nella sua forma cortese per cui avremo shimasu, shimasen, shimashita, ecc.

Prendiamo ora il verbo 手伝う tetsudau, aiutare o dare una mano (se notate compare proprio il kanji di mano 手).

手伝う -> お手伝いする
tetsudau -> o tetsudai suru

Quindi possiamo dire

お手伝いしますか。
Otetsudai shimasu ka?
La aiuto?

Ora cerchiamo di raffinare un po’ la frase. Se vogliamo rendere ancora più umile, e alla fine questo è lo scopo del kenjougo, possiamo sostituire する suru con la sua versione umile いたす itasu (coniugato -> itashimasu)

お手伝いいたしますか。
Otetsudai itashimasuka?

Poi, facciamo un passettino in più e, visto che ci stiamo offrendo, usiamo la forma esortativa:

お手伝いいたしましょうか。
Otetsudai itashimashou ka?
Posso aiutarla?

Nota: nella traduzione non centra nulla il verbo potere, ma l’espressione “posso aiutarla?” rende bene quello che direbbe qualcuno che si sta offrendo di aiutare un suo superiore. Attenzione quando traducete, che sia dal giapponese o da qualsiasi altra lingua, che quello che è importante è rendere il significato dietro le singole parole o dietro la grammatica.

La costruzione “o/go + verbo + suru” si può trovare anche come frase subordinata, ad esempio:

Teneigo
聞きたい事があります。
Kikitai koto ga arimasu.
Vorrei chiederle una cosa.
(Lett. c’è una cosa che vorrei chiederti.)

Kenjougo
お聞きしたい事があります。
O kiki shitai koto ga arimasu.
Vorrei chiederle una cosa.

Qui abbiamo o + kiki (radice kiku +I) + shitai (suru coniugato con desinenza tai, voler fare).

Per 聞く kiku esiste anche una versione umile: il verbo 伺う ukagau (attenzione, anche se ci assomiglia, non è lo stesso kanji di 何 nani, cosa).

Ad esempio un cameriere potrebbe dirvi:

ご注文を伺います。
Go chuumon wo ukagaimasu.
Chiedo umilmente l’ordine.

Il keigo in generale è usato tantissimo nella ristorazione, dove il cliente è considerato superiore. C’è un’altra frase che in Giappone sentirete tantissimo in bar e ristoranti, la dicono sempre i camerieri, ma stavolta quando vi portano il vostro ordine:

お待たせいたしました。
O matase itashimashita.
Scusate dell’attesa.

Analizziamo questa frase:

  • いたしました itashimashita è il passato di いたす itasu, forma umile di suru
  • 待たせ matase è la radice di 待たせる mataseru, forma causativa di 待つ matsu, aspettare.
    Vi ricordo che la forma causativa si usa per dire “lasciar fare” o “costringere a fare”.

Letteralmente la frase si traduce quindi con “vi ho umilmente fatto aspettare”, traslato in quello che direbbe un cameriere italiano diventa “scusate dell’attesa”.

またね!

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